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Futuri possibili
Sostenibilità
e Made in Italy
Panetteria Centonze e sostenibilità di Giovanna Giuliani

Pane Nostrum:
#A4mani con la
Panetteria Centonze


Questo articolo fa parte della rubrica #A4mani, rubrica nata per condividere, perchè la prima forma di sostenibilità è noi.

Racconti e prospettive, consapevolezza e sostenibilità nel/del vivere quotidiano.  

Oggi, l’esperienza è quella vissuta con Antonio e Marisa della Panetteria Centonze.


Sono le sei del mattino, è agosto, alla Panetteria Centonze a Miglionico (MT) ci sono Antonio e Marisa e poi c’è lui, “lu furn vecchij“. È già acceso e ci fa sentire la sua presenza, la sua potenza. Una storia che dura da oltre 50 anni. Una storia di responsabilità, di grande identità e di infinita passione.

Antonio mi racconta che ‘lu furn vecchij’, così lo chiamano in zona, ha subito un danno durante il terremoto dell’ ’80.

E me ne parla come di un’entità: “lui è rimasto segnato, guarda… ma non ha mai smesso di funzionare e durante il terremoto ha lavorato 24 ore su 24 per sfornare il pane anche per quei forni che non ce l’avevano fatta”.

Durante il terremoto erano pochi i forni a non aver subito danni e anche lavorare tutto il giorno non bastava a soddisfare tutta la richiesta.

“Per recuperare spazio in forno iniziarono a piegare la massa del pane in due, ottenendo una pagnotta del doppio dell’altezza.

Questa forma di pane

permise di infornare e quindi di sfamare molte più persone e ancora oggi è una delle due forme tradizionali del pane di Altamura”.

Una storia che testimonia a pieno tutto il cuore e il genio italiano!

Per me che guardo con gli occhi di un bambino c’è tutto il fascino del veder creare con le mani e di sentire il calore del forno a legna. Per me che guardo con gli occhi di un tecnico, che conosce le norme e i parametri per le misurazioni dei criteri che rendono un’azienda sostenibile, c’è molto altro.

Le vere produzioni artigiane, per loro natura incarnano

i principi della sostenibilità.

La responsabilità sociale, il rispetto dell’ambiente e l’equità economica sono l’abc in queste realtà.

Sono imprese responsabili, consapevoli. Consapevoli che la salubrità del prodotto è fondamentale per la salute delle persone, che il sostegno al territorio è determinante per lo sviluppo delle comunità e che le comunità sono preziose per la tutela delle parti più deboli. Così come hanno ben chiaro che la collaborazione preserva le comunità.


Alla panetteria Centonze, racconta Antonio, “il lievito madre lo rinfreschiamo tutti i giorni ed è un lavoro certosino che va avanti dal 1969,

anno di nascita de “lu furn vecchij”

la legna che alimenta il forno è rigorosamente legna d’ulivo che viene stivata durante la potatura degli alberi. Alberi che crescono rigogliosi sulla nostra collina e che producono un olio fantastico che poi dosiamo per condire le focacce e per creare il tarallo “picciatiedd” che non ha eguali al mondo e che è il nostro fiore all’occhiello. Per quanto riguarda la farina cerchiamo il più possibile di utilizzare i grani nostrani che vengono macinati in un Molino di Altamura dove esistono i maestri mugnai più bravi d’Italia“.

Per Antonio è normale, per me la sua catena di fornitura è un vero esempio di sostenibilità, date un’occhiata anche voi!


Panetteria Centonze con Giovanna Giuliani


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